Margherita Guidacci, La conchiglia



Margherita Guidacci

La conchiglia

Non a te appartengo sebbene nel cavo
della tua mano ora riposi, viandante;
né alla sabbia da cui mi raccogliesti
e dove giacqui lungamente prima
che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d'agili pesci e d'alghe
ebbi vita dal grembo delle libere onde.
E non odio né oblio ma l'amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l'antica patria e rimormora
assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
mentre tu reggi il mio segreto sulla tua palma
e stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.


Agli occhi del poeta il mondo intero è un poema, con tutte le sue contraddizioni e tutti i suoi misteri. Si può "cantare" e celebrare un granellino di sabbia o, appunto, una conchiglia. E la conchiglia si trasfigura, così come qualunque altro oggetto che il poeta focalizza con il suo sguardo. Secondo il poeta Davide Rondoni, la poesia è "mettere a fuoco le cose". E l'abilità del poeta è dargli voce e canto.

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